Con una nota sentenza del 1978 la Corte costituzionale prendeva atto che il divieto di brevettazione dei farmaci, fino a quel momento vigente, sacrificava discriminatoriamente i diritti di esclusiva inerenti alla proprietà intellettuale in un settore così delicato, con il risultato di disincentivare gli investimenti in ricerca scientifica e di rendere difficile la copertura dei costi necessari a sostenere l’innovazione e la sperimentazione di nuovi ritrovati accessibili ai pazienti per soddisfare bisogni di salute crescenti e sempre più sofisticati.